sabato 30 aprile 2016

Fenomenologia del bastone da Selfie

Fenomenologia del bastone da Selfie

In principio era il Verbo... Meglio non puntare così in alto.
In principio era il rullino.
Se si vuol risalire al primo selfie della storia bisogna tornare ad un oggetto, il rullino appunto, che i nostri figli forse non vedranno mai. Era totalmente diverso da un selfie. Il risultato era frutto dello sviluppo. E lo sviluppo non era sempre garantito, specie prima delle macchine automatiche, quando era fondamentale il tempo di fissaggio e la camera oscura.
Poi arrivarono in tempi diversi, ma che storicamente fanno parte del passato le polaroid e le macchine per fototessera. E fu già fenomeno e fu già novità narcisista.
La foto con gli amici e l'amore della gioventù nella macchinetta automatica fa molto tempo delle mele. (i nostri nipoti non sanno di un cult che ha fatto la storia del cinema con Sofie Marceau girato negli anni 80).
Mettiti in posa, è partito il tempo alla rovescia. e via quattro foto, quattro otto dodici volti, smorfie e sorrisi. Una per uno senza possibilità di duplicazione. Almeno fino alle ultime che ti fanno scegliere se ti piace la foto.
E le polaroid, ormai il nome della marca è diventato nome comune di cosa. Una macchina che in un instante o poco più come una linguaccia tirava fuori un quadrato che dovei agiare prima dell'uso.
Ed ecco il risultato. Oddio ma chi c'è dietro che fa photobombing? No un passo indietro, ai tempi della polaroid non esisteva... chi è quello nella foto? C'ha rovinato una posa, perché il numero di foto era esiguo ed anche una sola andata male era un problema.
Poi arrivarono le primissime digitali, costo direttamente proporzionale ai pixel. Ma chi riguarda le milioni di foto mai stampate? Con il tempo i pixel hanno cominciato ad aumentare ed i costi e le dimensioni a diminuire, tanto che in un palmo di mano si hanno risoluzioni inimmaginabili ai tempi di rullino, polaroid e macchinette. Caspita hai dimenticato il passaggio delle usa è getta, ideona durata l'arco di qualche lustro. Chi non ha almeno una usa e getta nel cassetto da portare a sviluppare? (forse chi ha meno di 20 anni non può capire).
Tornando però alle minuscole dimensioni delle digitali, talmente piccole da essere incorporate in una biro, in un bottone su di una giacca. In un telefono, che nel frattempo ha cambiato nome.
Smartphone, che poi non significa realmente quello che rappresenta, sarebbe stato opportuno chiamarlo allphone.
Ma da solo non avrebbe fatto esplodere il fenomeno selfie. Aveva bisogno di un complice, quel social che viene a dargli man forte. Anche qui si potrebbe scrivere una fenomenologia - Facebook, Instagram, Twitter, Whatup, LinkedIn.... ma non è argomento del post. Quindi restiamo sulle foto.
Smartphone più social uguale selfie. Visi, smorfie, piedi e gambe al mare, piatti (no quello è foodselfie). I cinesi che non ho ancora citato in questa storia sono sottobraccio ma sono presenti in ogni chip. Il selfie si fa puntando il mirino ops, l'obiettivo del telefono (ormai double-face) verso il proprio volto e quello degli altri presenti meglio se tanti tutti insieme. E click. E qui arrivano i cinesi in pompa magna. Reggere cliccare puntare mettere a fuoco (no quello è automatico) con una sola mano è estremamente complicato. E cosa tirano fuori dalla borsa di Mary Poppins che si chiamerà in cinese Liu Chin Popping? Un ombrello? No un bastone dove ad un estremità viene collegato lo smartphone. Con un sistema (in alcuni casi bluetooth) dall'estremità tenuta invano è possibile scattare.
Ed è boom. Ragazzi, giovani, bambini, vecchi, adulti, nerd, emo, hipster...
Tutti con il bastone. Nelle piazze, sulle barche, in teatro, al mare, in pizzeria, ad un battesimo come dal fruttivendolo.
Aspetta facciamo un selfie mentre scrivi un articolo sulla fenomenologia del bastone da selfie...

Ps hp preso la foto da questo indirizzo:http://t1.uccdn.com/it/images/4/9/1/img_15194_ins_73770_orig.jpg